Il Fascino e la Naturalezza di Kero

da Antonio Oberti - 1996

Novella Martinuzzi, in arte Kero, dimostra di essere attratta dal bello nella forma più completa ed esigente e al tempo stessosente che deve calarsi in esso con gioia e speranza, con trasporto sognante. Nell'evidente intenzione di essere sempre sestessa, di essere libera nei suoi mezzi espressivi affinché la parvenza del reale possa acquistare forma e significato. Per questo accettiamo le sue ricerche immaginifiche perché lei possiede quella coscienza che non può e non deve mai mancare nell'arte.

L'ideale dell'unità, dell'ordine, della subordinazione all'equilibrato sviluppo degli argomenti le appartiene perché in essiscopre la vera felicità e la vera, intima libertà; in essi domina unicamete la volontà di esprimersi e di rendere l'esperienza nelmodo più consono, semplice e autentico. Perché il fascino estetico e l'ideale della naturalezza non ceda mai il posto a quellodell'artificio.

Kero non chiede, e certamente non lo desidera, di mortificare il suo gusto, la sua capacità comunicativa e il piacere delle cose umane.

Anzi li giustifica nella loro essenza rappresentando un fiore, un animale, una figura e un paesaggio con quel pizzico di romanticismo nemico delle bizzarie e delle stranezze. E' un amore virtuoso ricco di allusioni, degli uccelli ad esempio ,che rende gradevole la visione perché in ogni soggetto vi è una parte, anche piccola, di lei e tutto questo ha più valore se si tiene conto dei mezzi di cui dispone per evidenziare le sue tenerezze e curiosità. Al limite anche la sua solitudine.

Sopra tutto come liberazione per alimentare il fuoco che le cova dentro che le permette di partire alla conquista di se stessa.In realtà, nel figurativo moderno di Kero, su cui ha a lungo studiato e meditato, su cui ha rifiutato imitazioni e cerca raccordi ad ogni costo, la concezione pittorica diventa strumento di vita perché più spesso di quel che si creda é disposta a fronteggiare situazioni e valutazioni, equilibrio e armonia. Per travalicare il logorio del tempo, trovare in ogni soggetto rappresentato e nell'interpretazione dell'emozione espressiva ed estetica una ben precisa collocazione.

La pittrice, originaria della Dalmazia, in modo intenso e accativamente ci invita a "penetrare" così nella sua stessa personalità introversa. Lo fa con incanto e disincanto, con innocenza e grazia, tenendo ben stretta una quantità cospicua di soggetti che hanno bisogno di spazio, di luce e di libertà per creare nuove atmosfere e nuovi rapporti esistenziali. E' un dono d'essere e di donare, una somma di presenze da amare nella luce e nell'aria, uno scaricare sulla tela emozioni ed affetti che ci inducono a riflettere e vivere in perfetta simbiosi con le sue composizioni.

In breve si può affermare che Kero segue un itinerario di apparenze e superfici sul quale hanno molta importanza quegli aspetti d'ambiente e quei luminosi riflessi a cui affidare i suoi stati d'animo. Come, ad esempio, nella compostezza e pulizia formale dei soggetti floreali. Fiori dalle varie dimensioni spaziali, rose, tulipani, margherite, veri o immaginari, che sono la molla che spinge l'artista a commuoversi ancora dinanzi alle manifestazioni della natura e a meditare simbolicamente, entro gli affetti della vita domestica, sulla realtà delle corolle che via via si presenta.

Novella Martinuzzi, a.k.a. Kero, demonstrates through her work that she is attracted to beauty in its most complete and demanding form, and at the same time knows that she must immerse herself in it with joy and hope, with dreamy transport. With the evident intention of always being herself, of being free in her means of expression so that the semblance of the real can acquire form and meaning. It is for this reason that we accept her imaginative research, because she possesses a form of conscience that cannot and must never be absent in art.

The ideal of unity, order, and subordination to the balanced development of subjects belongs to her because in them she discovers true happiness and true, intimate freedom; in them, the will to express herself and render experience in the most appropriate, simple, and authentic way dominates. So that the aesthetic appeal and the ideal of naturalness never gives way to that of artifice.

Kero does not ask, and certainly does not wish, to mortify her taste, her communicative ability, and her enjoyment of human things.

On the contrary, she justifies them in their essence by representing a flower, an animal, a figure, or a landscape with that touch of romanticism that opposes eccentricities and oddities.

It is a virtuous love, rich in allusions—for example, to birds—which makes the vision pleasant because in every subject, there is a part, even a small one, of her. All of this is more valuable when considering the means she has at her disposal to highlight her tenderness and curiosity. At the very edge, even her solitude.

Above all, it is a form of liberation to feed the fire that smolders within her, allowing her to embark on the conquest of herself. In reality, in Kero’s modern figurative work—on which she has long studied and reflected, rejecting imitations and seeking connections at all costs—the pictorial conception becomes a tool for life, because more often than one might think, she is ready to face situations and assessments, balance and harmony. To transcend the wear and tear of time, she finds in every represented subject, and in the interpretation of expressive and aesthetic emotion, a very specific place.

The painter, originally from Dalmatia, invites us, in an intense and captivating way, to "penetrate" into her own introverted personality. She does so with both enchantment and disenchantment, with innocence and grace, while holding tightly to a substantial variety of subjects that need space, light, and freedom to create new atmospheres and new existential relationships. It is a gift of being and giving, a collection of presences to love in the light and air, an outpouring of emotions and affections onto the canvas that lead us to reflect and live in perfect symbiosis with her compositions.

In short, it can be said that Kero follows a path of appearances and surfaces, where environmental aspects and luminous reflections play a significant role, entrusted with conveying her states of mind. This is evident, for example, in the composure and formal clarity of her floral subjects. Flowers of various spatial dimensions—roses, tulips, daisies, whether real or imagined—are the spring that moves the artist to be emotionally stirred again by nature’s manifestations, and to meditate symbolically, within the affections of domestic life, on the reality of the blossoms that gradually unfold before her.

ARTICLES

CONTACT
PURCHASE